“Non così presto venne l’alba, quel giorno di agosto. Ma quando venne fu memorabile. Vidi tutti i colori del mondo, un catalogo delle meraviglie. Vidi la potenza del passaggio, la transizione fatta natura e conclusa, ogni giorno, con meritato successo. Fu un’alba speciale per quel giorno speciale.”
Chi riflette sull’alba è Giovanni Astengo, poco più di quarant'anni, un archivista che cataloga le vite di persone come tante racchiuse nei loro diari. Ha una famiglia: una moglie due figli amatissimi, Lorenzo e Stella.
Volutamente non mi soffermo a raccontarvi il libro perché credo che raccontare la trama di un romanzo condiziona la lettura di chi ancora non conosce l’opera: invece vorrei sottolineare quanto ho trovato questo romanzo dolce e appassionato, piacevole, con momenti di profonda poesia.
La narrazione ci regala emozioni forti: momenti di grande introspezione si alternano a momenti magici, fiabeschi con un finale che inaspettatamente si tinge di “giallo”.
Il lettore è affascinato dalla romantica descrizione dell’alba che illumina il racconto dell’amore infinito di un padre per il figlio e di un figlio per il padre: un amore intenso e spontaneo, mai artefatto e fonte di una continua crescita reciproca.
Il protagonista è afflitto da una smaniosa ricerca della verità ed un giorno per magia realizza quello che è il sogno di tutti: può tornare indietro nel tempo e rivivere con nuova consapevolezza gli eventi che hanno segnato profondamente la sua vita.
È una fiaba moderna (cit. Dario Amadei) che affonda le sue radici nella realtà e l’elemento magico d’incanto riporta ordine nella vita di Giovanni Astengo e gli fa trovare le risposte che cercava da anni: “Ora so. Ora il mosaico può ricomporsi. Ora tutto quello che mi volava dentro, frammentato e puntuto, raggiunge il fondo, come un diluvio di petali di fiori neri. Non mi importa ciò che so, che mi fa orrore e miseria. Mi importa di sapere, mi importa di aver visto la luce. Mi importa che a me sia successo ciò che è successo, piano piano ma all’improvviso, in questo giardino da anni abbandonato e incolto che ora ha ritrovato colore, senso, identità”.
E alla fine del romanzo finalmente anche Giovanni riuscirà a scrivere il suo diario. “Ora si stamperà questa storia. Qualcuno la leggerà, la riassumerà, la archivierà. E così, finalmente, avrò vissuto davvero.”
Elena Sbaraglia